Il vostro bambino si mette continuamente il dito in bocca? Ricevete pareri contrastanti e non sapete se lasciarlo fare, disincentivare del tutto questo comportamento, o proporre in alternativa il ciuccio? Oppure allattate ma avete il timore che il bambino abbia “scambiato il seno per un ciuccio”, e quando provate a ridurre la frequenza notate che si porta il dito alla bocca per consolarsi?
La suzione del pollice è un gesto estremamente comune nei primi anni di vita, che sarebbe riduttivo ricondurre solo a cattive abitudini acquisite. Risponde al riflesso di suzione, che si sviluppa nel grembo materno per consentire al neonato di nutrirsi, e quindi di sopravvivere. Se la suzione del pollice diventa un’abitudine stabile e persistente può comportare dei rischi?
In questo articolo faremo chiarezza sulle motivazioni alla base di questo gesto, sulle eventuali conseguenze nel tempo e sulle modalità più efficaci per favorire il suo superamento, nel rispetto dei bisogni del bambino, prima che si trasformi in un’abitudine dannosa. Ecco alcune indicazioni utili per comprendere questo gesto e prevenire eventuali conseguenze.
La prima volta che ho visto mia figlia succhiarsi il pollice è stata in occasione di una ecografia morfologica. Durante la vita intrauterina, il feto “si esercita” nella suzione del pollice e nella deglutizione del liquido amniotico. Questi movimenti sono visibili anche prima del secondo trimestre di gestazione, e si perfezionano coordinandosi tra loro e con la respirazione all’inizio del terzo trimestre. Si tratta di competenze fondamentali per potersi nutrire autonomamente, e quindi per la sopravvivenza stessa, almeno in epoche passate in cui non avevamo la possibilità di nutrire per via parenterale (endovenosa) o enterale (con sondino) in caso di immaturità o prematurità.
Nelle prime settimane dopo la nascita, la maggior parte dei neonati fatica a portarsi le dita alla bocca senza avere un sostegno per il corpo o per la nuca, ad esempio grazie all’ausilio di una fascia o del corpo dell’adulto. La suzione del pollice viene quindi temporaneamente abbandonata, ma il bisogno di suzione trova la sua massima espressione nell’allattamento, che offre nutrimento, anticorpi, fattori di crescita, ma anche calore, contatto, rassicurazione.
I motivi della suzione del pollice, che il bambino riprende a sperimentare intorno al terzo mese di vita, quando le capacità di coordinamento motorio glielo consentono, non sono diversi da quelli a cui rispondiamo attraverso l’offerta del seno o del ciuccio.
Le prime esperienze di vita del bambino, che osserva e tocca buona parte di quello che lo circonda, passano quasi sempre per la bocca, che è uno strumento attraverso cui percepire più intensamente e imparare a conoscere e comprendere il mondo.
Tra le principali cause della suzione del pollice, quindi, possiamo citare nuovamente il bisogno di rassicurazione, e di ritrovare la quiete grazie al potere calmante e al piacere della suzione. Quando il bambino avverte uno stato di tensione o di eccitazione, utilizza in modo quasi inconsapevole la suzione del pollice per controllare e regolare il proprio stato emotivo.
La differenza fondamentale rispetto all’uso di un ciuccio è legata all’accessibilità: il bambino si succhia il dito autonomamente ogni volta che ne avverte il bisogno, avendolo sempre a disposizione e non dovendo in questo dipendere dall’intervento di un adulto responsivo (ovvero in grado di riconoscerne e comprenderne i segnali e disponibile a rispondervi prontamente e in maniera adeguata). Succhiarsi il dito fa anche parte dei segnali di richiamo verso l’adulto, ad esempio nel caso di un neonato che si porta il dito alla bocca, la cui mamma si attiva per portarlo al seno (o per offrire il latte con altri strumenti) cogliendo in questo gesto il bisogno di essere nutrito..
Il periodo definito “fase orale”, in cui i bambini fanno esperienza del mondo con il tramite della bocca, prosegue dai 3-4 i fino ai 18-24 mesi. Il bisogno di suzione va anche oltre, iniziando a diminuire progressivamente intorno ai 3-4 anni, età in cui la maggioranza dei bambini è pronta ad abbandonare spontaneamente l’allattamento, il ciuccio e la suzione del pollice. In alcuni casi è possibile (e fisiologico) che prosegua fino all’inizio dell’età scolare: l’eruzione dei molari permanenti, che è correlata allo svezzamento nei primati, avviene intorno ai 6 anni, così come il completamento della maturazione del sistema immunitario, che consente al bambino di difendersi dai patogeni autonomamente e non più attraverso i benefici del latte materno.
Se nei primi anni di vita il bambino si succhia il dito occasionalmente per affrontare i momenti di maggiore frustrazione o stanchezza fisica ed emotiva, come atto consolatorio o per favorire il rilassamento e lasciarsi andare al sonno, non c’è motivo di preoccuparsi o di intervenire. Sarà il bambino ad abbandonare gradualmente la suzione del pollice quando si sentirà pronto, senza alcuna necessità di “togliere il vizio” prematuramente.
Per alcuni bambini, invece, questo gesto può trasformarsi in una modalità stabile di autoregolazione emotiva e persistere oltre i 5-6 anni di vita. Una volta diventato un comportamento abitudinario, anche la noia o l’inattività possono essere cause della suzione del pollice, aumentando la frequenza con cui il bambino si succhia il dito nei momenti di tranquillità e di attesa. Vediamo allora quali possono essere, nel tempo, le conseguenze di questa abitudine, e come aiutare i nostri figli a soddisfare i loro bisogni con modalità più fisiologiche.
I problemi della suzione del pollice nelle prime fasi di vita possono essere essenzialmente inerenti alla comunicazione. Per fare un esempio, se i genitori non colgono, in questo gesto, un segnale di richiamo del neonato, potrebbero lasciar passare troppo tempo tra una poppata e l’altra, alterando inconsapevolmente il meccanismo di domanda-offerta su cui si fonda la produzione di latte e da cui dipendono la stimolazione e il drenaggio corretto del seno. Anche nel caso in cui il bambino si ciuccia il dito per autoregolarsi, è importante che i genitori interpretino correttamente la sua esigenza e non ostacolino questa sua competenza nella preoccupazione che sia un gesto “da correggere” o un “vizio” da eradicare.
Se invece questo comportamento persiste oltre i 5-6 anni, le conseguenze della suzione del pollice possono riguardare altri aspetti della salute, tra cui i più evidenti sono relativi alla dentizione.
La suzione al seno, che si modella nella bocca del bambino, non presenta controindicazioni, al contrario contribuisce al modellamento corretto delle arcate dentali. Non si può dire altrettanto della suzione del pollice, del biberon o del ciuccio, duri e stretti, intorno ai quali è la bocca a modellarsi. I muscoli facciali attivati dalla suzione del pollice o delle tettarelle sono completamente diversi dal movimento fisiologico delle mascelle che comprimono il seno, ed esercitano una pressione intensa su gengive, denti e palato. Si tratta, infatti, di parafunzioni, ovvero attività di muscolatura volontaria potenzialmente dannose, prive di obiettivi funzionali.
I denti, spinti in posizioni anomale, possono portare a malocclusioni per alterazioni dell’articolazione temporo-mandibolare: l’allineamento scorretto dei denti dell’arcata superiore rispetto a quelli dell’arcata inferiore crea un rapporto anomalo tra mascella e mandibola, con ripercussioni funzionali e morfologiche.
Il palato, a sua volta, può subire alterazioni nella forma e mutazioni strutturali, diventando più stretto e cavo. Intorno ai 5-6 anni inizia, infatti, il suo processo di ossificazione (la sutura palatina, cioè l’unione delle due ossa del palato lungo la linea centrale, nei primi anni è costituita da cartilagine), che si completerà dopo i 12 anni. Di conseguenza, aumenta il rischio di deformazioni, specialmente se la suzione del pollice avviene in modo frequente e intenso.
Si aggiunge il rischio di piccole ulcere con conseguenti cicatrici fino a arrivare a un callo sul dito, o in alcuni casi più seri di malformazioni delle falangi.
Le conseguenze della suzione del pollice non sono quindi solo estetiche, ma includono potenziali disturbi della respirazione (dovuti alle mutate conformazioni orofaringee), problemi nell’occlusione, tensione muscolare, cefalea, difficoltà nella masticazione, una più difficile igiene orale, oltre al rischio infettivo dovuto al contatto dei germi (di cui le mani sono veicolo) con la saliva, che favorisce la proliferazione batterica.
“Meglio allora introdurre da subito il ciuccio, dato che un oggetto esterno può essere tolto più facilmente prima dei 2-3 anni per evitare rischi?” Si tratta di un pensiero comune, ma non supportato dalla ricerca. Non esistono tettarelle o ciucci “fisiologici” in grado di ovviare ai problemi già citati anche per la suzione del pollice, e l’utilizzo del ciuccio è associato a poppate meno frequenti e più brevi nelle 24 ore, minore durata dell’allattamento esclusivo e minore durata complessiva dell’allattamento. Rischi non riscontrati invece per la suzione del pollice.
Nella maggior parte dei casi, il bisogno di suzione, trovata la sua soddisfazione, si esaurisce da sé con la crescita. Vediamo ora come intervenire, quando questo non avviene, per prevenire eventuali conseguenze del protrarsi della suzione del pollice.
Fatta chiarezza sulle motivazioni alla base di questo gesto, anziché domandarci come evitare che i bambini si succhino il pollice dopo i 5-6 anni potremmo indagare le motivazioni per cui avvertono ancora il bisogno di consolarsi attraverso la suzione.
Se il bisogno di suzione viene soddisfatto nei primi anni di vita generalmente si esaurisce da sé prima di causare problemi. Il protrarsi di questo bisogno può far pensare all’espressione di un disagio, che richiede accoglienza e supporto. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto, è opportuno precisare che il dito in bocca non è un vizio, neanche in età scolare. Punire il bambino, schernirlo o giudicare negativamente il suo comportamento non soltanto risulterebbe inutile, ma potrebbe peggiorare le cose, agendo negativamente sulla sua autostima e aumentando il carico di tensione, frustrazione e preoccupazione che lui affronta succhiandosi il dito per trovare conforto e rassicurazione.
Altrettanto sconsigliati sono tutti gli altri metodi che mirano a disincentivare il comportamento senza considerare il bisogno sottostante. Faccio alcuni esempi: mettere sostanze dal sapore amaro sul dito, fasciare le mani, allontanare forzatamente le dita dalla bocca.
Concentrandosi unicamente su come evitare che i bambini si succhino il pollice, rischieremmo di ottenere che smettano di portarsi il dito in bocca ma continuino a manifestare il proprio disagio attraverso altre vie di espressione, non sempre più funzionali. Per prevenire la suzione del pollice non serve togliere il dito, ma agire sulle motivazioni che la rendono necessaria. Vediamo come.
Il bisogno di suzione, nei primi anni di vita, è estremamente intenso. Non dovremmo quindi porci come obiettivo quello di prevenire la suzione del pollice, neanche quando questo bisogno persiste oltre l’età scolare. In questo caso, comprendere le motivazioni alla base di questo gesto ci può aiutare piuttosto nell’offerta di alternative per soddisfare il bisogno sottostante.. Possiamo ad esempio provare a concordare delle strategie per tenere occupate la bocca o le mani (es. attività di manipolazione come modellare il didò, o ricreative / artistiche come la pittura), mentre offriamo conforto e rassicurazione in modo differente. È importante che sia il bambino a decidere consapevolmente di far convergere le sue energie ed emozioni su un’attività manuale, anziché cercare consolazione nella suzione. Ancora più rilevante è offrire al bambino tutto il nostro sostegno, la nostra accoglienza e la nostra fiducia, senza sminuire né criticare il suo bisogno.
Un aiuto non indifferente è dato dall’ascolto e dalla comprensione dei vissuti e delle emozioni del bambino, che sposta il focus dall’azione manifesta al suo possibile messaggio. Lavorare sull’autostima e sull’alfabetizzazione emotiva, ovvero la capacità di identificare, comprendere e accogliere le proprie emozioni consentirà l’acquisizione progressiva delle competenze di auto-regolazione del bambino, rendendo superfluo succhiarsi il dito.
Se il bambino continua a succhiarsi il dito oltre i 5-6 anni, può essere opportuno rivolgersi a uno specialista. Sarebbe preferibile adottare un approccio multidisciplinare, che interessi il pediatra, lo psicologo in area perinatale, il dentista, per affrontare il possibile disagio da tutti i punti di vista.