Per tradizione si parla di svezzamento, anche se sarebbe meglio riferirsi a questa fase con l’espressione “alimentazione complementare”, dal momento che il cibo solido va ad aggiungersi al latte, materno o di formula, e non a sostituirsi a esso. Il latte infatti rimarrà per il bambino l’alimento principale per molti mesi ancora.
Sempre per tradizione di fianco al termine svezzamento si trova molto spesso la parola frutta. Svezzamento e frutta sembra essere infatti un binomio indissolubile, per alcuni l’unico modo con cui iniziare a introdurre cibi solidi o semi solidi nell’alimentazione del piccolo o della piccola. Ma dei motivi per cui la frutta dovrebbe essere il primo alimento introdotto nella fase di svezzamento non esiste nessuna indicazione in letteratura scientifica.
Proprio per questa ragione possiamo dire che iniziare lo svezzamento con la frutta è solo un’abitudine che si tramanda di generazione in generazione, ma che non deve per forza essere rispettata, come vedremo chiaramente in questo articolo.
Come capire quando introdurre la frutta nello svezzamento? Iniziamo dicendo che esistono dei segnali per capire che il bambino è pronto per passare all’alimentazione complementare, segni che mostrano al genitore che il bambino è maturo per mangiare cibi solidi. I segnali che ci indicano che il piccolo può iniziare lo svezzamento sono:
Questi segnali saranno presenti intorno ai 6-7 mesi o anche più tardi, dal momento che ogni bambino e bambina ha i suoi tempi. Adattandovi a lei o lui, quindi, non ci sarà nessuna necessità di iniziare lo svezzamento a 4 o 5 mesi, né iniziarlo con la frutta.
Meglio seguire la volontà del bambino e solo quando il piccolo farà capire il suo interesse per il cibo, normalmente quello che vede mangiare ai genitori, sarà il momento di rispondere a questa richiesta.
«Quindi, quando dare la frutta durante lo svezzamento? E se faccio autosvezzamento, la frutta quando la offro?» si staranno domandando molti di voi.
Se metterete il bambino a tavola con voi, inizierà ad assaggiare quello che ci sarà nei vostri piatti, gusti che già conosce dalla placenta e dal latte materno, se è allattato al seno. Quindi fra i vari assaggi, ci sarà anche la frutta.
È importante sapere che i bambini sono naturalmente predisposti a preferire gli alimenti di sapore dolce, salato e umami (il gusto del glutammato che è presente nelle carni), mentre sono invece portati a diffidare del sapore amaro, che si trova principalmente nelle verdure, e del sapore acido di alcuni frutti. Proprio per questo motivo, per instaurare il prima possibile l’abitudine a mangiare alimenti sani quali verdura, frutta e legumi sarà importante proporre le verdure come primo alimento attraverso piccoli assaggi.
Quindi si può iniziare lo svezzamento con la frutta? Non esistono controindicazioni e si può anche far assaggiare la frutta come primo alimento solido al piccolo o alla piccola, ma è bene essere consapevoli che non è un obbligo. È invece più importante iniziare lo svezzamento o l’autosvezzamento facendo assaggiare un’ampia varietà di verdure, soprattutto di vegetali di sapore amaro come cavoli, broccoli, rucola, in modo da far conoscere al bambino o alla bambina anche i sapori più amari.
Gli assaggi devono essere ripetuti, senza mai forzare il piccolo, perché il bambino accetterà il sapore sconosciuto grazie ai continui assaggi, col grande vantaggio che il gradimento di questi sapori si manterrà nel tempo.
«Ma quale tipo di frutta dare in svezzamento?» si chiede il papà di Giada, preoccupato che fragole o kiwi possano scatenare allergie. Oggi sappiamo che, al contrario, un incontro precoce con alimenti potenzialmente allergici, invece che scatenare il disturbo, può indurre il sistema immunitario a tollerarlo meglio. Non ci si deve quindi interrogare se sia meglio iniziare con la banana o con mela.
Non c’è un tipo di frutta migliore di un altro per iniziare lo svezzamento. La mela, la pera, la banana vanno tutte bene, ma anche l’anguria, la pesca, il melone e tutta la frutta di stagione, ancor meglio se acida come arance, mandarini, lamponi. Si dovrà solo fare attenzione a offrirla tagliandola in modo sicuro.
Ben più importante del tipo di frutta da offrire in svezzamento o nell’autosvezzamento è la stagionalità del prodotto, su cui invece è bene porre maggiore attenzione.
E invece per la quantità di frutta in svezzamento, come regolarsi? Anche in questo non esistono degli standard o delle regole fisse da seguire, dal momento che sarà il bambino a farvelo capire. Come per l’allattamento a richiesta, anche per l’alimentazione sarà il vostro bambino a decidere le quantità, mentre voi genitori avrete la responsabilità di offrire alimenti salutari, senza mai forzare il piccolo a mangiare.
Si può proporre la frutta di stagione, ancora meglio se locale, schiacciata con la forchetta o a pezzi grandi che il piccolo potrà prendere in mano. Meglio utilizzare gli omogeneizzati solo in casi eccezionali, perché le porzioni sono spesso troppo grandi e hanno una consistenza e un sapore sempre uguale, oltre ad avere un grosso impatto ambientale.
Inoltre, se il bambino si abitua ai gusti degli alimenti industriali non gradirà più gli altri cibi perché non ne riconoscerà il gusto.
La frutta in svezzamento va data prima del latte? Oppure è meglio dopo la poppata? Anche in questo caso non esiste una risposta univoca a queste domande, una soluzione che vada bene per tutti i bambini, dal momento che i piccoli sono tutti diversi, con esigenze e storie a sé.
Per capire cosa è meglio dovrete solo ascoltare il vostro bambino e capire se in quel momento preferisce la frutta dopo o prima del latte. Lo svezzamento è un periodo di transizione, di assaggi e di prove, senza forzature o quantità da rispettare.
Sarà un periodo in cui conoscerete meglio il vostro piccolo e gli insegnerete a mangiare sano, rispettando i principi della piramide alimentare mediterranea, un insegnamento che porterà con sé per tutta la vita.
Nutrizionista e dietista clinica presso l’Ospedale materno infantile IRCCS “Burlo Garofolo” di Trieste, svolge attività di ricerca, formazione e divulgazione riguardante in particolare l’alimentazione e la prevenzione dell’obesità infantile. È referente regionale di due progetti di sorveglianza nazionale sul monitoraggio del sovrappeso e dell’obesità di bambini e adolescenti (OKkio alla Salute e HBSC) e autrice del libro “Io mangio come voi” (Terre di mezzo, 2014).