Questa mattina viene in visita Giorgia, giunta alla soglia dei 4 mesi. I genitori si accomodano sulle sedie e inizia il dialogo con il pediatra, fatto un po’ di domande e un po’ di racconti. Tutto sta procedendo piuttosto bene; i pianti serali sono diminuiti, la bambina sorride tanto e dialoga con lunghi vocalizzi, si guarda le mani e prova ad afferrare gli oggetti per portarli in bocca. Anche i fisiologici risvegli notturni si sopportano bene e i genitori appaiono contenti. Le domande da fare al pediatra sono poche rispetto a prima, ma ecco che arriva la fatidica domanda: «Quando possiamo iniziare con lo svezzamento? Possiamo fare uno svezzamento naturale? E quando possiamo introdurre la frutta?»
È arrivato il momento di parlare di svezzamento, svezzamento naturale o autosvezzamento, con i genitori della piccola Giorgia, ma prima di dare risposte, il pediatra pone a sua volta una domanda: «Voi cosa ne pensate? Cos’è secondo voi lo svezzamento naturale? Che idea vi siete fatti?».
I genitori di Giorgia si sono informati sullo svezzamento, hanno ascoltato gli amici e i parenti e sono arrivati alla conclusione che… c’è una grande confusione! C’è chi dice di cominciare a 4 mesi con il vasetto di frutta per abituarla al cucchiaino, chi dopo i 5 mesi con il ben noto brodo vegetale in cui sciogliere creme e liofilizzati vari, chi vieta qualsiasi alimento diverso dal latte prima della scadenza dei 6 mesi, come consiglia OMS.
Si sono già fatti un’idea, ma sono incerti e ne parlano con il loro pediatra: «Quando iniziare lo svezzamento? E come? Posso fare uno svezzamento naturale e sereno? Di chi mi devo fidare?».
Il pediatra vuole approfondire e chiede cos’è lo svezzamento naturale secondo loro e in cosa consiste, in base alle loro ricerche. I genitori di Giorgia con “svezzamento naturale” intendono uno svezzamento che rispetti la loro bambina, il suo sviluppo e i suoi bisogni, che sia adeguato e sicuro per la sua crescita, rispettoso per l’ambiente e non stressante.
Dal momento che vi è una grande confusione sulle definizioni (svezzamento naturale, autosvezzamento, svezzamento classico), prima di procedere e vedere come funziona lo svezzamento naturale è bene fare un po’ di chiarezza su alcuni termini.
La parola “svezzamento” nasce in tempi remoti e identificava quel periodo, collocato in precedenza tra 2 e 4 anni, in cui il bambino abbandonava il latte materno con diverse modalità. Oggi si usano i termini “svezzamento” e “alimentazione complementare” per definire quel momento intorno al sesto mese di vita in cui il bambino comincia ad assumere cibo solido o semisolido oltre al latte (materno o artificiale).
I termini autosvezzamento e alimentazione complementare a richiesta, sovrapponibili tra loro, definiscono lo stesso percorso di passaggio all’alimentazione con cibo solido o semisolido, ma permettendo alla famiglia di guidare il percorso ascoltando le richieste del bambino. L’autosvezzamento viene anche chiamato svezzamento naturale, perché più rispettoso delle esigenze e dei ritmi del bambino o della bambina.
Lo svezzamento tradizionale e lo svezzamento naturale o autosvezzamento hanno quindi due approcci diametralmente opposti: il primo, ancora proposto da molti pediatri, prevede che l’adulto prepari un certo tipo di cibo e lo proponga al piccolo impugnando saldamente il cucchiaio perché, costi quel che costi, prima o poi lo deglutisca.
Diversa è invece la modalità che si attua con lo svezzamento naturale, dove è il bambino a lanciare messaggi di attenzione e richiesta verso il cibo che l’adulto sta consumando e viene compiaciuto nella sua richiesta dallo stesso adulto.
Svezzamento naturale, autosvezzamento e alimentazione complementare a richiesta sono quindi termini sovrapponibili che rappresentano lo stesso approccio, in cui il bambino, durante un qualsiasi pasto dei genitori, mostra di volerli imitare.
I genitori, attenti a rispettare i fondamenti della piramide alimentare mediterranea, rendono il cibo del loro piatto idoneo per le competenze di esplorazione, masticazione e di deglutizione del bambino e glielo porgono con la posata oppure lasciano che sia il bambino stesso ad afferrare il cucchiaio o il cibo, senza forzature e senza aspettative.
Come funziona quindi lo svezzamento naturale o autosvezzamento? In questo caso l’adulto non deve proporre il cibo, ma aspettare che il bambino lo chieda con segnali ben chiari che possono essere:
Lo svezzamento naturale permette quindi di rispettare i tempi di sviluppo e valorizza la diversità tra bambini, perché ogni bambino è diverso dall’altro e raggiunge in modo autonomo le competenze motorie e relazionali attese.
Inoltre, perseguire una modalità di svezzamento naturale non trasmette ansia a genitori e parenti nel caso in cui il bambino non voglia mangiare. Infatti, quando il cibo preparato appositamente viene rifiutato dal bambino, i genitori si sentono frustrati, delusi, mortificati e iniziano a preoccuparsi per il suo stato di salute. Tutto questo porta inevitabilmente a forzare il piccolo, modificando il cibo e introducendo distrazioni (il tablet è già pronto sul tavolo). In questo modo il momento del pasto diventa ovviamente una procedura problematica e sgradevole a tutti.
Rispettare il bambino significa quindi attendere, non avere aspettative, non forzarlo, creando piuttosto un ambiente favorevole per il suo sviluppo sereno e autonomo.
Come capire quando iniziare con lo svezzamento naturale? Ciò che permetterà a Giorgia, come ad ogni altro bambino, di chiedere il cibo, sarà il raggiungimento di un sufficiente livello di curiosità, comunicazione e imitazione insieme a: un buon controllo motorio delle mani (afferra e porta gli oggetti in bocca), del tronco (inizia ad acquisire la posizione seduta in autonomia) e della muscolatura della bocca e della lingua (spostare il cibo in bocca con la lingua, masticarlo tra le gengive e deglutirlo).
A che età avviene? Non esiste un’età standard per iniziare lo svezzamento naturale; alcuni bambini sono più precoci, altri più lenti, ma tutti (a parte i bambini con problemi specifici di sviluppo) entro i 9-12 mesi vorranno mangiare quello che è nel piatto di papà e mamma.
Il tempo giusto per iniziare lo decide il bambino, che mostrerà il suo interesse durante i pasti della famiglia. Raramente tuttavia un bambino si attiva in modo esplicito prima dei 5 mesi.
Ma come capire quanto deve mangiare con lo svezzamento naturale? Ci sono tabelle o schemi da seguire? Anche in questo caso si dovrà ascoltare il bambino, dal momento che con lo svezzamento naturale o autosvezzamento non si seguono schemi, tabelle o ricette del pediatra.
Il piccolo o la piccola esplorerà con la lingua il cibo che ha chiesto, lo terrà in bocca, lo masticherà con le gengive, lo deglutirà e poi potrebbe dire basta oppure volerne ancora.
Non si deve aver paura che con lo svezzamento naturale la bambina o il bambino mangi poco, perché l’alimento principale fino ai 12 mesi deve restare comunque il latte (della mamma o di formula). Inoltre è stato dimostrato che nessun bambino mangia ogni giorno la stessa quantità di calorie, micronutrienti, vitamine, quantità di grassi, proteine, glucidi e fibre di cui ha bisogno.
Gli unici possibili deficit riguardano il ferro e alcune vitamine, che possono tranquillamente essere dati a parte, seguendo il consiglio del pediatra.
Ma con cosa iniziare? Quali cibi si propongono nello svezzamento naturale? Come spiegato non vi sono degli alimenti con cui iniziare, ma è importante che i genitori conoscano la piramide alimentare mediterranea, la cui base prevede verdura, frutta, legumi, cereali complessi integrali. È necessario quindi concedersi per tutta la famiglia il giusto tempo per cucinare piatti sani, che rispettino i principi della dieta mediterranea (la migliore raccomandata al mondo) e siano ovviamente sicuri.
È bene sapere che le esperienze precoci di sapori diversi dal dolce, che predomina fino ai 6 mesi, attivano connessioni neuronali, quindi conoscenza, in altre aree cerebrali del gusto. Ciò significa che il bambino che assaggia e assapora il cibo di casa, potrà ricordare (se esposto in allattamento) o imparare altri sapori: l’amaro, l’acido, il salato e l’umami. Anche per questo motivo è bene seguire uno svezzamento naturale, così da evitare quanto più possibile il cibo industriale, spesso addizionato di zuccheri o dolcificanti. Per ogni bambino, i genitori rappresentano il modello più importante da imitare; quindi, se i genitori mangiano bene, anche il bambino mangerà bene.
Molti genitori e pediatri preferiscono scegliere cibo certificato biologico per lo svezzamento naturale, o in generale per lo svezzamento, per ridurre il rischio di esposizione agli inquinanti usati in agricoltura e in allevamento. I vantaggi di questa scelta e la sua sostenibilità globale sono ancora oggetto di discussione nella comunità scientifica [1] , ma è importante in ogni caso che il costo di questi prodotti non contribuisca a ridurre l’apporto di frutta e verdura rispetto ad altri alimenti [2] .
E se fosse allergico? Da diversi anni studi scientifici di alto livello hanno dimostrato che la miglior prevenzione dell’allergia alimentare è quella di introdurre, al momento dello svezzamento, tutti gli alimenti in grado di scatenare le allergie. Questo perché esiste una finestra temporale, che si attenua e scompare entro il primo anno di vita, in cui si sviluppa la tolleranza immunitaria, cioè la capacità del sistema immunitario di non reagire a molecole estranee.
Quindi, chi continua a consigliare di ritardare l’assunzione di alcuni alimenti (es. uovo, pesce, frutta secca, ecc.) aumenta la probabilità di comparsa di allergie, soprattutto nei bambini con genitori allergici.
I genitori di Giorgia sono coscienti che i temi ambientali devono essere ai primi posti nelle scelte quotidiane e anche per questo hanno deciso di scegliere lo svezzamento naturale, anche chiamato autosvezzamento. È stato dimostrato che cucinare a casa cibo fresco, oltre ad essere più economico, è più rispettoso per l’ambiente: la produzione industriale di omogeneizzati, liofilizzati e alimenti vari per l’infanzia richiede allevamenti e coltivazioni intensive con un conseguente forte impatto sull’ecosistema.
Ridurre il consumo di carne, mangiandola una o due volte a settimana e limitare al massimo i cibi di produzione industriale rappresenta un comportamento rispettoso dell’ambiente e in linea con i principi dello svezzamento naturale.
nato a Roma, dove si specializza in Pediatria e frequenta il dottorato di ricerca. È membro dell’Associazione Culturale Pediatri e del gruppo Pediatri per Un Mondo Possibile. È coautore dei libri “Il bambino disattento e iperattivo” (Franco Angeli) e “Mangiare per crescere. Consigli per genitori in gamba” (Il Pensiero Scientifico).
Ternano, dopo aver lavorato come pediatra ospedaliero, si occupa di formazione nell’ambito dei corsi di preparazione alla nascita presso il consultorio “Città Giardino” di Terni. È uno degli autori storici di Uppa e ha pubblicato numerosi articoli sullo svezzamento su riviste pediatriche e non solo. Nel 2019 è uscita per Uppa edizioni una nuova versione del suo libro “Io mi svezzo da solo!”