Entro le 24 ore che seguono il concepimento, lo zigote (la prima cellula che si forma dall’incontro dei due gameti provenienti da mamma e papà) va incontro a una rapida crescita formando l’embrione. Fino all’ottava settimana circa, l’embrione si sviluppa ulteriormente dando luogo a un organismo più complesso: il feto. In una gravidanza fisiologica ci vogliono circa 40 settimane affinché quest’ultimo si sviluppi prima del parto.
Lo sviluppo del feto consiste proprio nell’insieme di fenomeni che permettono l’accrescimento e l’organizzazione delle strutture che formeranno il corpo del neonato. Il monitoraggio dello sviluppo fetale è un parametro molto importante per definire la salute del nascituro e individuare precocemente eventuali situazioni patologiche.
In questo articolo approfondiremo quali sono le misure del feto settimana per settimana e cosa avviene in caso di crescita lenta del piccolo.
Una delle domande più comuni delle future mamme durante le prime visite ginecologiche riguarda quanto dovrebbe crescere il feto ogni settimana. La risposta è: dipende. La crescita del feto, infatti, non è uniforme e varia in base all’età gestazionale. Nei primi mesi (dal terzo al quinto) cresce per lo più in lunghezza, guadagnando circa 5 cm al mese. Al contrario, negli ultimi mesi, preponderante è l’aumento del peso, con un incremento di circa 700 grammi al mese.
Anche le proporzioni, in particolare quella tra la testa e il corpo del nascituro, si modificano nelle varie fasi di gravidanza. All’inizio del terzo mese il capo rappresenta la metà della lunghezza del feto per poi decrescere fino ad arrivare a un quarto alla nascita.
Ma vediamo ora rapidamente quali sono i cambiamenti più importanti del feto nelle diverse settimane.
Come accennato in precedenza, si inizia a parlare di feto dalla nona settimana di gestazione. Prima di questa data, invece, l’organismo che sta crescendo è definito embrione (l’embriogenesi è la fase delicata in cui iniziano a formarsi i rudimenti di quasi tutti gli organi).
Alla fine del primo trimestre (tra la 9^ e la 12^ settimana) tutti gli organi e gli arti sono presenti e continueranno a svilupparsi fino a diventare funzionali. Il feto inizia in questo momento a muoversi ed esplorare ciò che lo circonda aprendo e chiudendo la bocca e i pugni, anche se la mamma non può ancora percepirne i movimenti. È lungo circa 10 cm e pesa sui 30 grammi, si muove continuamente e dalla 12^ settimana si succhia il pollice, sorride e aggrotta la fronte.
Il secondo trimestre (dalla 13^ e alla 28^ settimana) è solitamente una fase molto emozionante: la mamma inizia a sentire i movimenti del feto, comincia a delinearsi la fisionomia e, intorno alla 20^ settimana, un controllo ecografico può rivelare il sesso del nascituro.
Il terzo trimestre, la fase conclusiva della gravidanza, è il momento di sviluppo finale che aiuta il feto a prepararsi per la nascita. In questi ultimi mesi il bambino prende peso velocemente e, grazie all’accumulo del grasso sottocutaneo, assume un aspetto più tondeggiante.
Il cervello matura in fretta e il feto ormai vede e sente. Quasi tutti i sistemi organici sono sviluppati, ma i polmoni potrebbero essere ancora immaturi, arrivando alla crescita completa intorno alla 38^ settimana.
Durante l’ultimo mese, tra la 37^ e la 40^ settimana, il travaglio potrebbe iniziare in qualsiasi momento e i movimenti fetali potrebbero ridursi, dato il poco spazio rimasto (ma questa diminuzione non avviene sempre, come spieghiamo qui). In questa fase la posizione fetale potrebbe cambiare per prepararsi al parto, posizionandosi idealmente con la testa in basso, verso l’utero. Alla nascita il peso sarà in media di 3 kg e la lunghezza di 45-50 centimetri.
Conoscere le dimensioni del feto permette di datare in maniera abbastanza precisa la gravidanza. Valutarne l’andamento nel corso delle settimane, inoltre, consente di riconoscere eventuali anomalie patologiche che possono presentarsi durante lo sviluppo fetale.
È necessario avere a disposizione un metro di paragone per definire se la crescita sta seguendo la norma oppure se compaiono dei campanelli di allarme. A tale scopo sono state studiate e messe a punto le tabelle di crescita fetale, che permettono di valutare se la lunghezza del feto, il suo peso e in generale le sue misure sono adeguate alla settimana di gestazione oppure se è necessario procedere con ulteriori approfondimenti. Tutte queste misurazioni vengono rilevate dallo specialista ginecologo durante la valutazione ecografica.
Durante il primo e all’inizio del secondo trimestre, la dimensione principale da tenere sotto controllo è il valore che si ottiene misurando dalla testa fino all’osso sacro (o lunghezza vertice-sacro, Crown-Rump Lenght, CRL). Questo parametro è utile innanzitutto per definire con precisione l’età gestazionale e viene misurato solitamente tra l’11^ e la 13^ settimana, epoca in cui è compresa tra i 45 e gli 84 mm.
Settimane | CRL (lunghezza media vertice- sacro) |
9 settimane | 21,9 mm |
10 settimane | 32,6 mm |
11 settimane | 43,8 mm |
12 settimane | 55,6 mm |
13 settimane | 67,8 mm |
14 settimane | 80,6 mm |
15 settimane | 93,9 mm |
Successivamente, dopo che la lunghezza supera i 50 mm, la misura più utilizzata per datare la gravidanza è il “diametro biparietale” (BiParietal Diameter, BPD), ovvero la distanza tra le due ossa parietali, corrispondente alla distanza tra le orecchie.
A partire dal secondo trimestre, per valutare la crescita del feto, al diametro biparietale si aggiunge un altro indicatore: la lunghezza del femore fetale.
Le tabelle di riferimento delle misure fetali sono le seguenti:
Settimane | Diametro biparietale medio (mm) | Lunghezza media femore (mm) |
16 settimane | 35,7 mm | 19,5 mm |
17 settimane | 38,8 mm | 22,5 mm |
18 settimane | 42 mm | 25,5 mm |
19 settimane | 45,2 mm | 28,5 mm |
20 settimane | 48,4 mm | 31,3 mm |
21 settimane | 51,7 mm | 34,1 mm |
22 settimane | 55 mm | 36,7 mm |
23 settimane | 58,2 mm | 39,4 mm |
24 settimane | 61,4 mm | 41,9 mm |
25 settimane | 64,5 mm | 44,4 mm |
26 settimane | 67,6 mm | 46,7 mm |
27 settimane | 70,6 mm | 49 mm |
28 settimane | 73,5 mm | 51,3 mm |
29 settimane | 76,3 mm | 53,4 mm |
30 settimane | 78,9 mm | 55,5 mm |
31 settimane | 81,4 mm | 57,5 mm |
32 settimane | 83,8 mm | 59,4 mm |
33 settimane | 85,9 mm | 61,3 mm |
34 settimane | 87,9 mm | 63,1 mm |
35 settimane | 89,7 mm | 64,8 mm |
36 settimane | 91,2 mm | 66,4 mm |
37 settimane | 92,5 mm | 67,9 mm |
38 settimane | 93,6 mm | 69,4 mm |
39 settimane | 94,4 mm | 70,8 mm |
40 settimane | 94,9 mm | 72,1 mm |
Il peso del feto non può ovviamente essere misurato direttamente, ma viene calcolato sulla base della circonferenza addominale e del diametro biparietale.
Una volta ottenute, le misure fetali vengono comparate con le tabelle di riferimento per individuare eventuali variazioni patologiche.
Una delle principali sfide globali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità consiste nella riduzione della mortalità e della morbilità perinatale. La prevenzione di questi fattori passa anche dalla diagnosi precoce delle problematiche che possono insorgere durante la gravidanza o i primi mesi di vita. Per questo i controlli ecografici ginecologici, comprensivi di misure fetali, sono fondamentali durante le varie fasi della gravidanza al fine di identificare un rallentamento della crescita.
Quando vi sia il dubbio di un ritardo nello sviluppo del feto, è importante fare una diagnosi corretta di crescita fetale rallentata (Fetal Growth Retardation, FGR) che si basa sulle discrepanze tra le misure attese per età gestazionale e quelle riscontrate al controllo.
Si definisce un feto piccolo per l’età gestazionale (Small for Gestational Age, SGA) quando il peso misurato indirettamente o la circonferenza addominale sono inferiori al decimo percentile.
Una volta identificata una situazione di ritardo nello sviluppo è fondamentale monitorare con attenzione la crescita nelle settimane successive e studiare l’anatomia, la circolazione a livello dei vasi ombelicali e dell’arteria cerebrale fetale, il contenuto del liquido amniotico.
Tuttavia non tutti i casi al di sotto del decimo percentile sono da considerarsi patologici. Alcuni feti, infatti, sono costituzionalmente più piccoli, e dunque non è necessario ricorrere a un intervento medico (il ginecologo sarà in grado di fare questa distinzione). A tal proposito è importante sottolineare che questi casi hanno un potenziale di crescita dopo la nascita identico a quello degli altri.
Qualora si confermi un ritardo dello sviluppo fetale, si devono escludere le cause patologiche più frequenti. Prima di tutto alcuni fattori materni che possono influenzare la crescita del piccolo, ovvero ipertensione, preeclampsia o insufficienza placentare.
Inoltre, bisogna identificare eventuali problematiche fetali legate all’anatomia anomala (malformazioni fetali) o cause genetiche (alterazioni cromosomiche).
Altre cause di crescita fetale lenta possono essere le infezioni o la sindrome da anticorpi antifosfolipidi. In tutte queste situazioni è fondamentale seguire le indicazioni del ginecologo e del team che segue gravidanza.
Pediatra, nel 2024 ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Immunologia, Medicina Molecolare e Biotecnologie Applicate presso l’Università di Roma Tor Vergata. Attualmente lavora come Clinical Research Fellow presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, dove svolge attività clinica presso il Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare, Terapie Geniche e Trapianto Emopoietico e attività di ricerca presso i laboratori dell’Unità di Terapia Cellulare e Genica delle Malattie Ematologiche.