Nelle ultime settimane dell’attesa, i pensieri, le aspettative, a volte i timori, o delle vere e proprie paure, si concentrano sull’esperienza del parto. Se poi il bimbo che nascerà è il primo figlio, il parto rappresenta una grande incognita, un momento di cui si è sentito tanto parlare, che si è spesso immaginato, ma che non è dato sapere come sarà.
È quella che in gergo medico viene definita Tocofobia, ovvero la paura di partorire, o in senso più esteso la paura del travaglio e del dolore associati al parto, o delle complicazioni (lievi o gravi), e talvolta dell’evento nascita vero e proprio (la venuta al mondo del proprio figlio e le implicazioni psicologiche e sociali correlate). Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e alcuni suggerimenti per vivere l’esperienza verso il parto con serenità.
Programmare l’esperienza che si vivrà non è possibile, ma cercare di prepararsi per viverla al meglio, questo sì. Cominciando dalla fiducia. Fiducia in sé stesse e nel proprio bambino perché, come ha scritto Lorenzo Braibanti, medico pioniere del parto dolce: «Le mamme sanno già tutto, ma non lo sanno. Noi dobbiamo convincerle che loro sanno partorire e i loro neonati sanno nascere».
«Ansia da parto? Ci credo, chissà come farai con quei fianchi stretti»; «Alla tua età forse è meglio se chiedi un cesareo»; «Con una soglia del dolore così bassa, non so come resisterai»: ecco alcuni dei commenti che le future mamme rischiano di sentirsi rivolgere da parenti, amici, conoscenti o sconosciuti incontrati per strada che si sentono in dovere e in diritto di dire la propria, quando la data della nascita si avvicina.
Non c’è che dire, proprio una bella iniezione di fiducia! Il problema è che queste frasi, pronunciate con leggerezza, senza l’intenzione di ferire, in realtà possono rivelarsi molto dannose, perché rischiano di insinuare dei dubbi nella mente della futura mamma o di rinforzare dei timori già esistenti. Ricordiamoci infatti che nella donna che sperimenta questa paura, l’idea di rimanere incinta o incorrere in complicanze nel corso del travaglio sono situazioni vissute con un elevato livello di sofferenza. Dunque bisogna tener conto che la futura mamma magari sta affrontando una vera e propria paura del parto, naturale o cesareo.
Sarebbe piuttosto necessaria una rete di sostegno attorno alla donna (anche dopo il parto, ne parliamo in questo articolo). Il suggerimento per le future mamme invece è di fare orecchie da mercante. Può sembrare banale, ma è davvero importante non prestare attenzione al “terrorismo psicologico” che proviene dall’esterno. Quando qualcuno mette in dubbio la vostra possibilità di partorire (riferendosi alla vostra età, alla corporatura, al fatto che in famiglia la nonna, la sorella o la zia hanno fatto un cesareo), dà voce a luoghi comuni ormai superati, privi di qualsiasi base scientifica. Molto meglio tenere a mente che il proprio corpo ha tutte le potenzialità per dare alla luce quel bambino che ha concepito, protetto e fatto crescere per nove mesi.
Ma come rispondere a chi insiste nel dispensare questi consigli? Se non c’è modo di lasciar cadere l’argomento, potrebbe essere d’aiuto l’ironia (provate a ringraziare per l’incoraggiamento), oppure buttatela sul ridere: «Ci sono riuscite miliardi di donne in ogni tempo e paese, perché non io?».
Accade di frequente che di fronte a una futura mamma chi è già madre senta il desiderio di raccontare il proprio parto. In sé non è un problema, se si tratta di un’esperienza positiva, ma quando il parto è stato molto difficile e viene descritto con tanto di particolari decisamente impressionanti, si crea una situazione che sarebbe meglio evitare. «Il travaglio è durato tre giorni»; «Il bambino non usciva mai e alla fine si è presentato con una mano sulla testa e dieci giri di cordone intorno al collo»; «Per darmi i punti di sutura ci sono voluti altri tre giorni»… racconti che fanno salire l’adrenalina, causano tachicardia e sudori freddi. Il consiglio è di proteggersi, perché, per quanto una donna sappia che ogni esperienza è unica e diversa, ossia che il proprio parto non sarà mai uguale a quello dell’amica o della vicina di casa, certe immagini, una volta entrate nella mente, rischiano di restare lì e intensificare timori che non hanno ragione di essere. Se vi rendete conto che una donna sta per raccontarvi il proprio parto, potete sottolineare che state per partorire e avete bisogno di ascoltare esperienze positive e incoraggianti per affrontare questo evento con serenità.
Se però il racconto inquietante è ormai arrivato, bisogna ricordare che non si tratta di un resoconto oggettivo degli eventi: ogni donna descrive il modo in cui ha percepito e vissuto determinate situazioni, con il suo carico assolutamente personale di ansie, aspettative, speranze. La stessa situazione viene vissuta e quindi rievocata in modi molto differenti da persone diverse.
«Goditela adesso finché puoi…»; «Dite addio alle serate in compagnia»; «Cercate di dormire ora perché dopo…»: sono alcune delle previsioni un po’ minacciose che i futuri genitori spesso si sentono rivolgere da parenti e amici. Frasi lasciate a metà che fanno presagire chissà quali scenari apocalittici: pronunciate per scherzo, possono comunque far preoccupare chi è in attesa del primo figlio. In realtà, così come per il parto, ogni esperienza è unica (non c’è un bimbo uguale a un altro) ed è unico anche il modo in cui il genitore la affronta e la percepisce. Sicuramente accudire un bambino è impegnativo, la routine e le abitudini della coppia cambiano, per un po’ si resta in debito di sonno, ma la gioia e l’amore sperimentati con la nascita di un figlio ripagano di ogni fatica.
Come affrontare il travaglio e i dolori del parto? Il primo passo è rappresentato dall’informazione: è utile conoscere la fisiologia della nascita, cosa può favorire il benessere della mamma, cosa può aiutare la progressione del travaglio stesso; informazioni che diventano ancor più necessarie nei casi di parto gemellare. Mamma e bambino sono i protagonisti indiscussi del parto. Una volta informati, i futuri genitori possono riflettere sull’esperienza che vorrebbero vivere e il tipo di assistenza che desiderano ricevere per loro e per il bambino in sala parto e durante la degenza (in questo articolo vi suggeriamo ad esempio come prepararsi al parto naturale). Alcune coppie si sono trovate bene compilando un piano del parto, una sorta di vademecum in cui hanno indicato le loro preferenze (ad esempio il desiderio di avere accanto il partner o un’altra persona di fiducia, di muoversi liberamente e assumere posizioni diverse nel corso del travaglio e della fase espulsiva, di poter attaccare subito il bimbo al seno, e così via).Ragionare insieme su questi aspetti è utile per conoscere le reciproche aspettative, confrontarsi, prepararsi insieme, ma anche per individuare il luogo del parto che meglio risponde alle esigenze della futura famiglia. Il terzo passo riguarda la scelta dell’ospedale. È utile informarsi con anticipo (chiedendo un incontro con il personale del reparto) per conoscere la routine assistenziale dei punti nascita della zona e selezionare la struttura più vicina ai desideri della coppia.
giornalista e scrittrice specializzata nel settore materno-infantile, è autrice di numerosi saggi per futuri e neogenitori (tra cui Bebè a costo zero, Benvenuto fratellino, I giochi più stimolanti e creativi, Allattare e lavorare si può) che sono diventati un punto di riferimento per tante famiglie in Italia e all'estero, e di fiabe per bambini.