Diversi anni fa, a metà degli anni ’80, un grandissimo scrittore immaginava l’uomo del futuro senza naso, incapace di sentire gli odori. Lo scrittore si chiamava Italo Calvino ed era tanto preoccupato per la perdita di conoscenza sensoriale da decidere di scrivere cinque racconti, ognuno dei quali dedicato a un senso. Poi morì, e l’opera rimase incompiuta. Ma la preoccupazione doveva essere diffusa perché già qualche anno prima Bruno Munari organizzava i suoi laboratori per bambini, convinto che l’educazione sensoriale fosse importante come quella linguistica o musicale e che andasse insegnata nelle scuole. Munari sosteneva che finché siamo bambini i nostri recettori sensoriali rimangono ben aperti, per ricevere, assimilare, elaborare, imparare, per distinguere, cogliere le sfumature. Diventati adulti non impariamo più niente, i nostri sensi si atrofizzano, lentamente. Soltanto la ragione e il profitto riescono a dirci qualcosa.
Poi sono venuti gli anni ’90 e nessuno si è posto più il problema. L’educazione sensoriale è caduta nell’oblio e i laboratori tattili di Munari sono rimasti esperienze per pochi fortunati. Eppure, di ragioni per integrarla nel sistema scolastico ce ne sarebbero state, non solo per paura di crescere futuri uomini senza naso, incapaci di utilizzare i propri organi di senso, ma per dare una risposta concreta ad alcuni importanti cambiamenti avvenuti all’interno della scuola italiana, uno fra tutti, l’abolizione delle classi differenziali e l’avvio della cosiddetta “integrazione di soggetti con disabilità fisiche e intellettuali”.
Soltanto per fare un esempio concreto, si pensi all’opportunità di utilizzare all’interno di una classe “indifferenziata” uno strumento prezioso come il libro tattile, che offre a chi lo sfoglia la possibilità di leggere attraverso le mani, di imparare attraverso le sensazioni, di condividere una storia, un racconto, scavalcando le diversità linguistiche, le disabilità fisiche o di altro tipo.
Il libro tattile non è un semplice oggetto né un semplice libro, ma qualcosa che rende l’integrazione possibile, reale, raggiungibile; qualcosa che può mettere in relazione più persone superandone le diversità; è ciò che permette a una madre non vedente di leggere insieme al proprio figlio vedente, di far sedere allo stesso banco un bambino ipovedente e un bambino semplicemente curioso di sfogliare un nuovo libro, è qualcosa che fa di un bambino dislessico un bambino come gli altri. La scuola, però, ha deciso di percorrere altre strade e i processi di conoscenza e integrazione sono affidati a strumenti che di sensoriale hanno ben poco. Un vero peccato.
Ma noi, nelle nostre case, possiamo fare ancora qualcosa rendendo la diversità un’abitudine irrinunciabile, aiutando i nostri bambini a lasciare aperti i loro sensi, regalando loro libri di tutte le forme, libri tattili, libri illustrati nella lingua dei segni, libri scritti in altre lingue o con ogni alfabeto possibile.
Mauro Evangelista è illustratore e autore del libro tattile Troppo ordine e troppo disordine. Nella vita fa anche un altro lavoro, l’insegnante. Con delicatezza e pazienza spiega ai suoi ragazzi come indagare le mille qualità della carta, del legno, di ogni materiale che riesce a portare in classe; mostra loro come la carta possa trasformarsi, cambiare aspetto, consistenza, suono. La metamorfosi è la sua passione: la capacità di vedere nelle cose un’altra natura, un’altra possibilità di vita.
Questo libro racconta una storia semplice e breve, fatta di forme astratte che si animano svelando gli infiniti mondi immaginari celati dietro agli oggetti di ogni giorno.
È la storia di due popoli che abitano pianeti diversi: quello degli ordinati e quello dei disordinati. Per un motivo inspiegabile, un giorno i due pianeti iniziano ad avvicinarsi. Gli abitanti s’incontrano, si guardano, si studiano e cercano di avere la meglio gli uni sugli altri. Si ripetono gli incontri, i tentativi di avvicinamento, ma la svolta decisiva la gioca il cambiamento: quando un abitante coraggioso del popolo ordinato decide di sperimentare il disordine e, contemporaneamente, uno dei disordinati decide di provare il brivido dell’ordine. Molto presto la voglia di cambiare e di sperimentare prende un po’ tutti e distinguere gli ordinati dai disordinati diventa impossibile.
Tutto questo è raccontato due volte, in italiano e in braille, con parole da leggere e forme da toccare, per bambini che sanno leggere e che non sanno ancora farlo, che vedono e che non vedono, che comprendono la nostra lingua e che non la comprendono.
Il nostro desiderio è che libri come questo vadano ad arricchire le scuole, le biblioteche, le case e ogni altro possibile luogo deputato all’educazione di ogni individuo.