Perché si dice trentatré quando ci visita il dottore? Il tutto nasce nei primi decenni del Settecento, in un lontano paese austriaco, quando un ragazzo cominciò a indovinare il livello dei liquidi nelle botti di vino e birra che il padre produceva, semplicemente tamburellando con le dita sul legno. Batteva le botti e a seconda del suono diceva «quasi vuoto», «metà» o «quasi pieno». Ma allora come si arriva dal vino alla fatidica pronuncia del numero quando il medico batte sulla schiena del paziente?
Il quesito lo possiamo facilmente risolvere leggendo le risposte che dà Andrea Grignolio, professore di Storia della medicina, intervistato da Federico Taddia nel nuovo libro Perché si dice trentatré? E tante altre domande sulla medicina. Un testo di divulgazione scientifica, come fa da anni la casa editrice Editoriale Scienza con la collana “Teste Toste”, impegnata da sempre nella diffusione della scienza nei più piccoli. Il libro raccoglie le domande più comuni dei bambini in ambito medico. Domande apparentemente senza risposta, come «possiamo diventare immortali?», «come fanno i medici a sapere tutto?», «perché l’aerosol è così noioso?» o quesiti più importanti come «cosa sono le vitamine o i vaccini?», «chi ha inventato gli antibiotici?», trovando così, per ognuna, una risposta pescata nella storia e nei progressi che la scienza finora ha segnato.
Un agile volume che si può leggere anche aprendolo a caso e finendo su una domanda specifica, approfondendo argomenti e seguendo i rimandi a fine pagina, oppure, se proprio non si trova la risposta alla propria domanda sulla scienza, la si può mandare alla casa editrice e ritrovare la risposta poi sul sito. Nel 2013 questa sezione bibliografica ha ricevuto il premio Andersen per la miglior collana di divulgazione con la seguente motivazione: «Per aver saputo offrire una proposta di divulgazione di qualità, che attraverso l’impostazione dialogica dell’intervista e un linguaggio accurato ma accessibile, si dimostra uno strumento di promozione della cultura scientifica vivace ed efficace». Nuove tecnologie, geologia, matematica, astronomia e teoria dell’evoluzione gli altri temi affrontati da Taddia, già esperto di tempi televisivi e radiofonici, avendo scritto per tante trasmissioni dell’etere. A proposito: quel ragazzo austriaco che batteva le botti si chiamava Joseph Auenbrugger e divenne poi dottore. Quando visitava i pazienti malati di febbri catarrose o infezioni polmonari, non avendo i raggi X, si mise a utilizzare il trucco che impiegava da piccolo, battendo i toraci per valutare che suoni emettevano i bronchi. Certo lui non faceva dire «trentatré» perché in austriaco il suono è diverso. Infatti in italiano questa parola fa emettere dei suoni tra la gola e i polmoni, dove spesso si annidano infezioni. I medici inglesi, ad esempio, fanno dire «novantanove» (ninety-nine) per ottenere praticamente lo stesso effetto.
giornalista pubblicista, ha svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di sociologia dell’Università Sapienza di Roma, il Centre national de la recherche scientifique di Parigi e l’AGCOM. Libraia specializzata nell’editoria per l’infanzia, lettrice professionista e coordinatrice didattica di laboratori d’arte ed espressivi. Attualmente ricopre il ruolo di redattrice presso la redazione di Uppa.