Non è affatto inusuale, per chi si occupa di nutrizione pediatrica, incontrare famiglie in cui uno dei figli mangia molto e l’altro invece è inappetente. Un dilemma che dal punto di vista pratico e organizzativo mette la famiglia in grande difficoltà, perché è chiamata a gestire due situazioni non solo molto diverse fra loro, ma assolutamente opposte.
Come fare, infatti, a contenere l’appetito sfrenato di un figlio, se il fratellino mostra indifferenza pressoché assoluta nei confronti di molti, se non di tutti, gli alimenti?
Può essere valida la regola del divieto per uno e della facilitazione, sempre e in ogni caso, per l’altro? In poche parole, si può limitare a uno l’accesso a una dispensa piena di ogni leccornia e succulento manicaretto preparati per stuzzicare l’interesse e l’appetito dell’altro?
Il problema è complesso e merita una riflessione attenta. I bambini cosiddetti “ingurgitatori” mostrano spesso una sorta di compulsività che li porta, soprattutto durante le ore pomeridiane che trascorrono a casa, alla continua ricerca di cibo consolatorio, cioè ricco di grassi e zuccheri, che hanno l’effetto di gratificare il palato nell’immediato, spesso senza nutrire a sufficienza. Si tratta di atteggiamenti spesso dettati non tanto dall’appetito, ma dalla noia, dalla solitudine o dalla monotonia. In questi casi è consigliabile che la famiglia si attenga a uno stile alimentare sano, lasciando a disposizione del bambino verdura e frutta fresche e di stagione, dolci casalinghi e altre merende sane (pane e olio, yogurt, pane e marmellata…) – evitando le scorte di snack eccessivamente saporiti –, oltre a rendere il pomeriggio occasione di coinvolgimento e condivisione di attività interessanti, educative e divertenti.
Un altro accorgimento è accertarsi che il bambino si sazi a dovere durante i pasti precedenti (colazione, spuntino e pranzo), in modo da scongiurare il rischio di digiuni prolungati, di un appetito sempre più irrefrenabile o il ricorso troppo anticipato a una o più merende pomeridiane. È sconsigliato, invece, ricorrere ai divieti e alle imposizioni; così com’è meglio evitare i comportamenti poco coerenti per impedire al piccolo “ingurgitatore” ciò che invece viene concesso al fratello inappetente.
Quest’ultimo, poco interessato al cibo e ai momenti conviviali, avrà bisogno, al contrario, di maggiori sollecitazioni. È importante, in questo caso, non tentarlo con alimenti molto dolci e grassi pur di vederlo mangiare, perché questa modalità potrebbe produrre un risultato opposto a quello desiderato: il bambino si sazierà in un attimo e con molta probabilità salterà anche il pasto successivo, perdendo così un’altra occasione per alimentarsi in maniera corretta. Un consiglio sempre valido è quello di farlo giocare il più possibile all’aperto e offrirgli, al posto di caramelle, patatine o altri snack industriali, merende e spuntini piccoli ma equilibrati e nutrienti, tra i quali si possono includere il cioccolato, la frutta a guscio, la marmellata, oltre alla classica frutta fresca. Quindi, sì al pane e cioccolato fondente, a qualche cracker con mandorle e noci, a una piccola fetta di pane con la marmellata, a una piccola coppetta di gelato alla frutta. Spuntini sani, golosi e nutrienti, in un piccolo volume!
La tentazione di applicare il concetto (molto diffuso) del “purché mangi!” potrebbe diventare fortissima e portare gli adulti a offrire ai bambini cibi altamente appetibili ma poco nutrienti. Ma se da una parte ciò può avere l’effetto di “stuzzicare” il bambino con scarso appetito, dall’altra il rischio è quello di un’alimentazione sbilanciata e poco adeguata alla fase di crescita del bambino poco interessato al cibo, e di un messaggio poco educativo (da tutti i punti di vista!) nei confronti del fratello che fa fatica a saziarsi. La presenza di alimenti poco adatti e la possibilità di accedere al cibo in modo facilitato per il fratellino, infatti, metterebbero il bambino “ingurgitatore” di fronte a dilemmi più grandi di lui: «Perché mangiare certi cibi per lui è giusto e per me è sbagliato?»; «Come posso fare a resistere?»; «Se non ci riesco non sono bravo e quindi indegno dell’affetto da parte dei miei genitori?».
Non esiste una soluzione assoluta per situazioni di questo genere, semplicemente perché non esiste una famiglia uguale a un’altra e un bambino uguale a un altro. Tuttavia, una cosa è certa: il comportamento appena descritto non porta mai a soluzioni gratificanti per nessuno dei due figli, mettendo per di più a rischio le relazioni familiari. A volte, sarà sufficiente modificare il modello alimentare familiare, rendendolo omogeneo per tutta la famiglia, con fiducia e determinazione, comunicando così a entrambi i bambini che le regole sono cambiate e che da quel momento in poi anche papà e mamma faranno del loro meglio per alimentarsi nel modo più sano possibile. Insomma, il nostro cibo è buono e sano per tutti noi che lo mangiamo in piena armonia e condivisione.
Altre volte, invece, è necessario pianificare una dieta corretta per tutta la famiglia, lavorando sull’educazione al gusto di entrambi i bambini, attraverso giochi, letture ed esperienze sensoriali, in modo da rendere più attento e sereno un fratellino e meno diffidente e selettivo l’altro. Il bambino che mangia troppo avrà bisogno di imparare a masticare più a lungo, gustando meglio il cibo e saziandosi prima; l’altro, invece, dovrà imparare a conoscere, riconoscere e accettare attraverso i sensi forme, tessiture, consistenze, odori e sapori degli alimenti che normalmente rifiuta.
Allo stesso tempo, andranno forniti ai genitori e agli altri eventuali adulti di riferimento (nonni, baby sitter, maestre…) strumenti pratici per la gestione dei momenti di tensione, trasgressione, rifiuto o impulso irresistibile; così che mangiare insieme torni a essere un momento educativo, gioioso e sereno.