La pertosse è un’infezione che si caratterizza da una tosse persistente. Anche per questo disturbo esiste un vaccino che in Italia è obbligatorio e necessita di richiami nel tempo poiché l’immunità non è permanente.
Allo stesso modo, il vaccino per la pertosse in gravidanza va somministrato alle gestanti per il loro benessere, ma soprattutto per quello del nascituro, che sarà protetto dalla malattia durante i primi mesi grazie all’azione degli anticorpi prodotti dalla sua mamma.
Ma a quale settimana di gravidanza va fatto il vaccino per la pertosse? La somministrazione può comportare dei rischi o degli effetti collaterali per la gestante e per il feto?
La pertosse è una patologia infettiva causata da un batterio chiamato Bordetella pertussis che determina un’infezione molto contagiosa; da circa 30 anni esiste un vaccino, basato su batteri interi inattivati che, pertanto, non possono riprodursi e determinare l’infezione. Questo vaccino è spesso associato al vaccino contro la difterite e contro il tetano (vaccino dTpa) e, come detto, rientra tra le vaccinazioni obbligatorie nel nostro Paese a partire dai lattanti dopo i due mesi di vita, contenuto nel vaccino esavalente. I richiami regolari sono fondamentali poiché la protezione offerta dalla vaccinazione non è a lungo termine.
I sintomi della pertosse riguardano le vie respiratorie, in particolare è presente una tosse persistente (per tre settimane consecutive) che con il passare del tempo può essere associata a difficoltà respiratorie. Le complicazioni maggiori sono presenti nei casi di pertosse neonatale e di bambini piccoli, in cui i sintomi caratteristici sono simili ad altre infezioni batteriche che causano otiti e polmoniti, ma anche sintomi neurologici ed emorragici per la tosse eccessiva. Nel neonato e nei bambini al di sotto di un anno, la pertosse può essere molto grave, addirittura mortale.
Perché fare vaccino pertosse in gravidanza? La somministrazione del vaccino durante la gestazione determina la protezione del neonato durante i primi mesi di vita, poiché gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario materno vengono offerti al neonato sia attraverso la placenta ancora in utero sia attraverso il latte materno. Il vaccino proposto alla donna in gravidanza, quindi, protegge sia la gestante stessa sia il nascituro.
La somministrazione è sicura anche per gestanti. Esistono degli effetti collaterali legati al vaccino per la pertosse in gravidanza che sono comunque lievi e momentanei (svaniscono nel giro di pochi giorni), paragonabili a quelli di altri vaccini, ovvero gonfiore e rossore nel punto dell’iniezione e a volte indolenzimento.
Analogamente ad altri vaccini, come quello per l’influenza stagionale, anche il vaccino per la pertosse in gravidanza non comporta rischi per il feto; semmai è più pericoloso che il neonato contragga l’infezione durante i primi mesi di vita, poiché senza protezione immunitaria potrebbe andare incontro a conseguenze gravi. Gli studi scientifici, inoltre, hanno dimostrato che la somministrazione del vaccino dTpa non è correlata a esiti avversi della gravidanza stessa ed è quindi sicuro.
Tra i problemi del vaccino per la pertosse più importanti ci sono reazioni locali di lieve entità che si risolvono spontaneamente in pochi giorni. Raramente possono verificarsi reazioni più gravi; tuttavia, fare la vaccinazione è molto più sicuro che contrarre la malattia. In ogni caso, un’attenta anamnesi personale e della storia vaccinale e allergica sono fondamentali prima di procedere con la somministrazione.
Quando fare il vaccino per la pertosse in gravidanza? Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale promuove il vaccino dTpa nelle gestanti durante il terzo trimestre, in particolare tra la 27° e la 32° settimana di gravidanza, di modo da sviluppare gli anticorpi e passarli al feto in utero durante le ultime settimane di gestazione e poi successivamente attraverso il latte materno.
Il vaccino per la pertosse va promosso dai professionisti sanitari che seguono la gravidanza anche nel caso in cui la donna abbia già contratto la malattia in passato, poiché l’immunità si riduce nel tempo.