La vitamina D svolge un ruolo fondamentale durante la gravidanza, poiché influenza diversi aspetti della salute materno-fetale. Conosciuta principalmente per il suo effetto sul metabolismo osseo, la vitamina D ha anche funzioni immunomodulanti (ossia capaci di regolare le funzioni del nostro sistema immunitario) e antinfiammatorie, che la rendono un elemento cruciale per il corretto andamento della gestazione.
Esporsi al sole per almeno 15-20 minuti al giorno, soprattutto nelle ore mattutine o pomeridiane, può aiutare la sintesi della vitamina D. Anche l’alimentazione può favorire un corretto dosaggio di questa sostanza in gravidanza, attraverso l’introduzione di cibi ricchi di questo elemento (pesce grasso, come salmone e tonno; uova; alimenti fortificati come il latte e i cereali).
In caso di rischio di carenza o bassi livelli di vitamina D, il medico può consigliare integratori specifici, dosati accuratamente per evitare un eccesso della sostanza.
Recenti studi hanno, inoltre, mostrato come la vitamina D in gravidanza svolga anche importanti funzioni di prevenzione nei confronti di patologie che potrebbero manifestarsi a partire dal secondo trimestre. Ma è sempre necessario assumerla?
La vitamina D è una vitamina liposolubile fondamentale per numerose funzioni nel corpo umano, principalmente legate al metabolismo osseo e alla regolazione del sistema immunitario. Tra le principali caratteristiche di questa sostanza c’è la sintesi cutanea: infatti, la maggior parte della vitamina D viene prodotta dalla pelle attraverso l’esposizione al sole, in particolare ai raggi UVB.
Ma esattamente, a cosa serve la vitamina D in gravidanza? È essenziale per l’assorbimento del calcio e del fosforo, due minerali cruciali per lo sviluppo scheletrico del bambino e per la salute ossea della mamma.
Durante la gravidanza, la necessità di calcio aumenta significativamente, poiché il bambino ne utilizza grandi quantità per la formazione delle ossa e dei denti. In questo contesto, la vitamina D svolge un ruolo fondamentale nel mantenere i livelli adeguati di calcio nel sangue. Tra i benefici della vitamina D, oltre quello sul sistema scheletrico, studi recenti hanno evidenziato che questa sostanza riduce il rischio di complicazioni gravi come la preeclampsia e il diabete gestazionale.
A tal proposito, uno studio pubblicato nel 2014 dal Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha mostrato che le donne con livelli adeguati di vitamina D (>30 ng/ml) hanno un rischio ridotto del 40% di sviluppare preeclampsia rispetto a quelle con livelli al di sotto di questo valore. Un altro studio pubblicato nel 2015 sulla stessa rivista ha invece rivelato una riduzione del rischio di diabete gestazionale del 62% nelle donne che mantengono livelli adeguati di vitamina D durante la gravidanza.
Sebbene la vitamina D sia essenziale per il corretto sviluppo del bambino e per la salute della donna incinta, esistono alcune situazioni in cui la sua integrazione potrebbe non essere consigliata.
Quando evitare la vitamina D in gravidanza? In particolare, le donne che soffrono di iperparatiroidismo (una patologia causata da eccessiva secrezione di paratormone, o ormone paratiroideo, a opera delle ghiandole paratiroidi, quattro piccole ghiandole collocate posteriormente alla tiroide) o di altre condizioni che aumentano i livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia) dovrebbero evitare di assumere integratori di vitamina D senza la supervisione del proprio medico di riferimento. Soltanto in questi casi si può incorrere in problemi tra vitamina D e gravidanza: l’eccesso di vitamina D può infatti portare a una sovrapproduzione di calcio, con conseguenti danni ai reni e al cuore.
Ci sono altri rischi per l’uso di vitamina D in gravidanza? Una revisione sistematica pubblicata su The Lancet Diabetes & Endocrinology ha evidenziato che dosi elevate di vitamina D (valori oltre 100 ng/dl; 250-375 nmol/L) possono causare ipercalcemia, che a sua volta può portare a complicazioni come calcificazioni renali e problemi cardiovascolari. Pertanto, è fondamentale monitorare attentamente i livelli di vitamina D in donne con condizioni mediche preesistenti.
Il giusto dosaggio della vitamina D in gravidanza è fondamentale per la salute della mamma e del feto.
La carenza di vitamina D in gravidanza è un problema diffuso, specialmente nelle aree con scarsa esposizione solare o in donne con pelle più scura, poiché in questi casi la sintesi cutanea della vitamina D è ridotta. Livelli insufficienti di vitamina D sono stati anche associati a un rischio aumentato di parto pretermine, basso peso alla nascita e rachitismo neonatale. È quindi raccomandato che le donne in gravidanza mantengano livelli sierici di vitamina D/25(OH)D superiori a 30 ng/ml.
Secondo una revisione sistematica condotta su oltre 30 studi, la carenza di vitamina D aumenta del 15% il rischio di parto pretermine e del 24% il rischio di sviluppare complicazioni metaboliche nel neonato.
Ma quanta vitamina D assumere in gravidanza? L’integrazione, sotto consiglio medico, è generalmente raccomandata quando i livelli nel sangue risultano inferiori ai 20 ng/ml.
La dose raccomandata di vitamina D in gravidanza varia tra 600 e 2.000 UI al giorno, a seconda dei livelli iniziali della gestante. In casi di grave carenza, possono essere necessarie dosi più alte sotto stretto controllo medico.
L’integrazione di vitamina D è sicura e può prevenire complicanze gravi sia per la mamma che per il bambino.
Assumere vitamina D attraverso l’alimentazione può essere particolarmente utile per le donne in gravidanza, specialmente in caso di esposizione limitata al sole, anche se sappiamo che solo una minima parte di questa sostanza può essere assimilata tramite la dieta, mentre la stragrande maggioranza viene sintetizzata dalla nostra pelle quando è esposta al sole.
Gli alimenti naturalmente ricchi di vitamina D includono il pesce grasso (come già detto), ovvero salmone, sgombro e tonno, che ne forniscono quantità significative. Anche il fegato, i tuorli d’uovo e il latte fortificato sono buone fonti. Alcuni alimenti, come cereali, succhi di frutta o bevande vegetali, sono spesso fortificati con vitamina D per aumentare l’apporto della sostanza nella dieta. Tuttavia, come detto in precedenza risulta spesso difficile ottenere livelli sufficienti di vitamina D solo con l’alimentazione, e per questo motivo molte donne in gravidanza potrebbero aver bisogno di un’integrazione, specialmente se i livelli ematici risultano bassi.
Le fonti vegetali di vitamina D sono limitate rispetto alle fonti animali, e questo può rappresentare una sfida per le donne in gravidanza che seguono una dieta vegetariana o vegana. La vitamina D2 (ergocalciferolo) è presente nei funghi esposti alla luce solare e nelle alghe, ma la vitamina D3 (colecalciferolo), la forma più efficace per l’organismo umano, è quasi esclusivamente presente in alimenti di origine animale.
Le donne in gravidanza che seguono una dieta vegetariana o vegana sono a maggior rischio di carenza di vitamina D e in genere viene loro consigliata un’integrazione per garantire un apporto sufficiente. Studi recenti hanno evidenziato che l’integrazione di vitamina D è necessaria nelle diete vegane per mantenere i livelli sierici nel range di sicurezza (30-50 ng/mL), soprattutto durante la gestazione.
Le linee guida raccomandano che le donne vegane e vegetariane assumano integratori di vitamina D per evitare carenze e garantire un apporto adeguato, soprattutto nel caso in cui l’esposizione al sole non sia sufficiente. L’obiettivo è mantenere i livelli di 25-idrossivitamina D tra 30-50 ng/mL.