«Vorrei gli occhi del merlo per ogni erba che cresce nel campo, vorrei i passi della tigre che fanno il silenzio, il cuore veloce del topo quando scappa e scappa e la foresta di pensieri del cervo quando ascolta il bosco, la fame allegra che punge l’orso nel frutteto, le orecchie immense dell’elefante per intendere quel che dice il cielo…»
Vorrei avere… è il titolo del libro di cui vogliamo parlare oggi. Poche righe in pagine grandi, colorate, su cui Simona Mulazzani ha rappresentato la maestosa bellezza della natura, una natura ricca, attraversata da un pensiero magico che dona a ogni animale una forza straordinaria, soltanto sua. Tutti hanno qualcosa da desiderare, il puma, l’elefante e il topo, ognuno ha in sé un punto di forza, nessuno è escluso dalla bellezza di una natura generosa, accogliente, avvolgente, in cui tutti hanno lo spazio per esistere e per far sentire la proprie capacità: la tigre fa il silenzio, il cervo ascolta il bosco e l’elefante il cielo.
Ed è a questa varietà che la voce narrante riferisce il suo desiderio, un desiderio che ne riconosce la potenza e il valore; un desiderio che è grande come le diversità che distinguono ogni creatura della Terra.
È un libro semplice e complesso questo, semplice perché dice una cosa apparentemente semplice: ogni creatura è diversa dell’altra e nella diversità sta la loro bellezza e la sopravvivenza del nostro mondo. Complessa perché una cosa come questa non è facile da comprendere, soprattutto per i nostri bambini, educati in una scuola in cui si osserva poco, quasi niente, e lo studio si fa quasi sempre a tavolino, sui fogli sbiaditi delle fotocopie dove tutto sembra fatto allo stesso modo; una scuola da cui i bambini escono sempre troppo puliti, troppo poveri di emozioni e, troppo uguali, come le fotocopie con le quali si pretende di istruirli; una scuola in cui le caratteristiche di ognuno si misurano con il centimetro dei voti, delle prestazioni e del rendimento, una scuola in cui necessariamente le caratteristiche di ognuno diventano cose buone e cose cattive, e non sono mai parte di un insieme armonico.
In questo libro non ci sono animali buoni né cattivi, ci sono soltanto animali che vivono su una Terra che li accoglie tutti, perché ognuno dà il suo insostituibile contributo.
Ci piace pensare che questa storia possa ricordare che come non esistono animali buoni e animali cattivi, così non esistono bambini bravi e non bravi, ma soltanto bambini, desiderosi di essere, di crescere, di mostrare agli altri i propri passi che fanno il silenzio, di sentire il cuore veloce quando si corre, e la foresta dei propri pensieri quando si ascolta il bosco.