Ogni anno in Italia vengono smaltiti più di trenta milioni di tonnellate di rifiuti urbani; di questi, oltre la metà è destinata alle discariche; il 10% finisce negli inceneritori, dove vengono bruciati ad altissima temperatura e ridotti in ceneri e gas, che vengono immessi nell’atmosfera; quasi un quarto, invece, viene sottoposto a “trattamento biologico meccanico”, o TMB, e solo un misero 7% viene destinato alla produzione di compost.
Il compost è una sostanza complessa derivata dalla decomposizione di materia organica per mezzo di micro e macro-fauna, ovvero grazie a microorganismi e animaletti. Se pensiamo che un terzo dei rifiuti prodotti in città è costituito da materia organica, e parliamo di oltre dieci milioni di tonnellate l’anno, ci rendiamo conto di quali vantaggi avrebbe una gestione più oculata di questa risorsa. La materia organica, che per noi è uno scarto, contiene in realtà molta energia, tutto sta nel saperla sfruttare e trasformare opportunamente.
In generale, se pensiamo ai sistemi naturali, i cicli della materia organica sono sempre chiusi: quelli che per un sistema sono “scarti”, vengono sfruttati come nutrimento da un altro sistema gerarchicamente inferiore. In un bosco, per esempio, le foglie secche (rifiuti organici) cadono al suolo e, grazie all’azione degli organismi che lo abitano, vengono decomposte. Il primo anello è chiuso. La materia decomposta a questo punto diventa l’input di un altro sistema, quello dei lombrichi che provvedono a una seconda lavorazione di questo materiale. Un secondo anello nella catena. Alla fine del ciclo le deiezioni dei lombrichi diventano humus, uno dei fattori determinanti per la crescita di quegli stessi alberi da cui la materia organica proveniva. Il ciclo si è chiuso.
Possiamo fare qualcosa, noi personalmente, per contrastare questo processo? La risposta è semplice: produciamo compost! Negli ultimi anni questa parola è entrata a far parte del vocabolario quotidiano e già da qualche anno le aziende che gestiscono i rifiuti urbani hanno cominciato a distribuire gratuitamente le “compostiere”, tuttavia si è sempre pensato che per fare il compost fosse necessario avere un giardino… in realtà non è esattamente così.
Tra le varie tecniche di compostaggio ce n’è una che è particolarmente adatta a chi, come la maggior parte di coloro che vivono in città, non ha a disposizione del terreno e produce piccole quantità di rifiuti organici. Si tratta della worm farm o “fattoria dei lombrichi”, una tecnica che può essere praticata anche in un appartamento: un balcone, un terrazzo o una veranda possono servire allo scopo, ma è possibile tenere la propria fattoria anche in cucina, accanto ai contenitori per la raccolta differenziata, anche se in questo caso si dovrà prestare un’attenzione particolare al suo perfetto funzionamento, per evitare lo sviluppo di odori sgradevoli. Il posto ideale è un luogo aerato e all’ombra, facilmente accessibile dalla cucina.
La worm farm consiste in una serie di contenitori in plastica impilabili in cui vengono depositati i rifiuti organici. I contenitori non devono essere ermeticamente chiusi, ma forati sulle pareti, in modo che il contenuto sia ossigenato e non si sviluppino batteri anaerobi (produttori di cattivo odore) e sul fondo, in maniera da permettere la fuoriuscita dei liquidi in eccesso (che si raccoglieranno nel contenitore più in basso, che invece sarà ermeticamente chiuso) e da consentire la migrazione dei lombrichi.
Si comincia riempiendo il primo contenitore dall’alto, che viene inizialmente inoculato con una colonia di lombrichi; via via che i rifiuti organici si accumulano, vengono progressivamente riempiti tutti i “piani” della fattoria, facendo scorrere verso il basso i più vecchi e utilizzando per i rifiuti freschi quelli vuoti posti in cima alla fattoria. In questo modo i lombrichi, che tendono a migrare verso l’alto in cerca di cibo, colonizzeranno tutti i livelli, lasciandosi dietro il compost maturo.
Il prodotto finale può essere usato per la concimazione delle piante di casa, o distribuito tra amici e vicini per i loro giardini e terrazzi. Il compost di lombrico è un ottimo concime che ha un costo elevato se comprato da aziende specializzate. Grazie ai ripetuti passaggi a cui la materia organica viene sottoposta nell’apparato digerente dei lombrichi, inoltre, il compost è assolutamente sicuro dal punto di vista igienico. Per il corretto svolgimento del processo ci sono alcune indicazioni di base da seguire; bisogna garantire ai lombrichi un habitat ideale: temperature e umidità sono determinanti nella riuscita di una worm farm, come anche la composizione del compost stesso. È fondamentale naturalmente cosa si mette dentro la fattoria e in particolare l’equilibrio tra carbonio (contenuto nelle cellulose e nelle lignine) e azoto (contenuto nelle potature e nelle foglie ancora verdi, che costituisce il carburante per una buona reazione di compostaggio).
Avere in casa una worm farm, come è ormai comune in molti Paesi d’Europa e non solo, oltre a fornire un concime organico di qualità che favorirà la crescita rigogliosa delle piante da appartamento, riduce notevolmente la quantità di rifiuti prodotti da ogni famiglia, il che significa andare a buttare la spazzatura più raramente, e riempire le discariche più lentamente. Senza contare che potrebbe essere l’occasione per iniziare a produrre alcune delle vostre verdure preferite sul terrazzo di casa, utilizzando il compost autoprodotto. Un sistema integrato a filiera cortissima e un’occasione per condividere con i bambini l’esperienza di un micro-orto casalingo.
Ha girato il mondo a piedi, in bici e sul pedalò, fino a quando ha scoperto l’editoria e il marketing: dopo aver ricoperto i ruoli di redattore prima e di responsabile marketing poi, è diventato CEO di Uppa nel 2017.